giovedì 8 novembre 2012

Un sogno premonitore


Ho fatto un sogno, ho sognato che tornavo a scuola e la maestra mi faceva fare un tema "parla della confezioni k2", io dicevo alla maestra "per me è facile ci sono cresciuto". Sono riuscito a scrivere poche parole, poi mi sono svegliato...
le uniche parole che ho scritto erano "ancora sento l'odore della massaua" .
La massaua era un tessuto che veniva utilizzato per produrre abiti da lavoro, ne producevamo in quantità, e si perché a differenza di oggi il lavoro c'era ed era ben organizzato, le aziende pretendevano la divisa e tutti i settori funzionavano. Questa azienda che prima era del mio bisnonno, poi di mio nonno ed infine di mio padre, produceva abiti da lavoro di qualsiasi genere e la massaua vestiva i lavoratori della campagna, che prima erano molti perché la nostra ricchezza era la terra, che produceva frutti e ricchezza. 
Sin da piccolo mio padre mi portava a lavoro con se dopo la scuola ed una cosa che ho notato nel corso degli anni e che il lavoro diminuiva e le taglie dei vestiti aumentavano. 
Di fatto negli anni ottanta e credo anche prima c'era l'usanza di portare i propri figli a lavorare subito dopo la terza media, chi in campagna, chi dal meccanico, chi al mercato, qualcuno al bar, ogni singola attività aveva un ragazzino che andava li per imparare un mestiere. 
Questi giovani non lavoravano per soldi, ma per impararsi un mestiere una forma di apprendistato, dove alla fine questi ragazzi uscivano formati. Essendo che andavano a lavorare già dai 13-14 anni le taglie dei pantaloni che si vendevano partivano dalla 38-40. Con il passare degli anni la concezione popolare è cambiata. Le famiglie vedevano questa forma di apprendistato come un nemico (per niente e niente ti stai a casa, questo è quello che dicevano) e quasi tutti hanno cominciato a volere il proprio figlio laureato. Quindi pian piano la popolazione si affacciava al mondo del lavoro sempre più tardi e perciò le taglie aumentavano. Negli anni 90 si partiva dalla 46, negli ultimi tempi si partiva dalla 50, sono qualcuno portava ancora la 46. Di fatto entrava anche a far leva la vita sedentaria di questi giovani che non avendo stimoli, rimanevano a casa davanti alla televisione ed alla playstation.
Con il passare degli anni i laureati erano in aumento e arrivati in un età adulta si rendevano conto di non trovare nessun lavoro specifico per la loro qualifica. Nascono i bamboccioni, ragazzi che a 33 anni circa, non sanno cos'è una vite, che non sanno piantare un chiodo, che non sanno cosa è un lavoro. Alcuni partiranno nella speranza di trovare un lavoro qualificato all'estero, altri faranno un lavoro in qualche pub ed altri ancora resteranno attaccati al grembo materno finché morte non li separi. Di fatto ne conosco tanti di laureati che vivono con lo stipendio dei genitori, e quando i genitori vengono a mancare cominciano a vendere le proprietà dei genitori per tirare a campare, ma cosa faranno quando non avranno più niente?
Ma a parte il cambio di mentalità della popolazione, un altro problema stava per nascere. Già ero più cresciutello e si presentò un rappresentante che ci portò i nostri stessi capi, prodotti in cina al solo prezzo di 8.000£ prodotto finito, di sicuro la qualità era scadente, ma noi con 8.000£ compravamo solo la stoffa. Essendo che da generazioni eravamo produttori ci siamo opposti a questi prodotti, ma io era più categorico perché avevo detto a mio padre di fare una riunione tra i commercianti per vietare la vendita di questi prodotti, ma mio padre era dell'idea del vivi e lascia vivere e ben presto tutti iniziarono a vendere questi prodotti. Era il 1995 pian piano i nostri clienti iniziarono a comprare il made in cina, anche se durava poco costava la metà e nella loro testa risparmiavano. L'azienda inizio ad accusare la crisi ed il cambio di tendenza. Pian piano il mercato cinese inizio ad espandersi, iniziarono a produrre, scarpe, grembiulini per la scuola, tute da meccanico e quasi tutto il vestiario da lavoro. Gli anni successivi, sono stati un continuo arretrare, fino ad arrivare alla decisione di qualche anno fa, di chiudere perché le tasse erano di più degli utili e dopo circa 60 anni un azienda storica ha cessato di esistere. 
Ma l'azienda di mio padre non è stata l'unica, in questi giorni si assiste ad un susseguirsi di fallimenti e chiusure di attività storiche e se non diamo una bella sterzata rischiamo di fallire tutti.
Forse questo sogno era premonitore, Forse voleva dirmi che evitando gli errori del passato si possono aggiustare le cose, Fermiamo l'importazione di prodotti esteri, le nostre terre producono splendidi frutti, non è il pezzo di carta che nobilita l'uomo, ma il lavoro e quello che ti da un futuro, la stabilità e ti fa creare la famiglia. La nostra terra ha bisogno di noi.

Francesco Capizzi 
Coordinatore per la regione Sicilia 
Movimento Fascismo e Libertà - Partito Socialista Nazionale

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